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Bajo el magnolio

Annali dell ' Universitá degli studi di Napoli "L'Orientale",Portada -Bajo el Magnolio
Sezione Romanza, XLIX, 1
Orientale Editrice, Napoli, 2007

"Bajo el magnolio" è la storia di Paco e Laura. Una storia d'amore che respira i profumi della terra che li ospita, la Galizia. I ricordi sono il filo conduttore del romanzo e la narrazione è ritmata dal pungolo insistito di un 'intervistatrice-ombra. È Paco che parla, ispirato dalle domande della scrittrice che precedentemente aveva pubblicato un romanzo sulla vita di Laura. Ora se ne sta ad esternare le sue riflessioni seduto al fresco di una magnolia. L'albero è lo spettatore silenzioso del fluire del romanzo, e della vita. Raccoglie le confidenze del protagonista e si erge maestoso sopra la terra che un tempo era di proprietà della famiglia di Laura, ma che adesso appartiene a Paco. È una magnolia campbellii, un albero pregevole, spettacolare, che ha superato i venti metri di altezza e che dopo venticinque anni si 'è finalmente ricoperto di migliaia di splendidi fiori bianco rosati. Fu Laura che volle piantarlo. Quando compì 50 anni, volle compiere il gesto simbolico su una terra che non era più sua, ma che per generazioni era appartenuta alla sua famiglia. Forse sapeva che non'lo avrebbe mai visto fiorire. Nondimeno lo volle collocare a dimora affidandolo alle cure di Paco. E tra le radici di quell'albero la donna volle anche che venissero seppellite le proprie ceneri perché si fondessero con la terra, di modo che, attraverso le radici, giungessero ai fiori che un giorno sarebbero sbocciati. Un circolo rinnovatore della vita, un circolo nel quale si suggella la stretta relazione tra passato, presente e futuro su una tena che continua ad essere costantemente uguale a se stessa. Laura decise in tal modo di rigenerarsi proprio in quel paesino che in altro tempo aveva dovuto lasciare per andare a studiare altrove, in una grande città, dove poter vivere una vita non predeterminata dalle convenzioni sociali.

Il racconto è ripartito in diciannove sezioni tra cui trovano spazio dodici brani del romanzo narrato da Laura, che completano la versione di Paco. Un esercizio intertestuale che vede questo personaggio femminile per la prima volta nel racconto "Plantar un arbol" (premio Gabriel Sijé nel 1981), e lo vede poi protagonista in "Unha arbore, un adeus" del 1988 (ampliato e tradotto in spagnolo nel 1996 col titolo castigliano di "Un árbol, un adios). Un esercizio intertestuale, dicevo, che induce a riflettere sull' essenza della realtà e sulla necessità di conoscere le voci che la compongono.

Anche Paco, in "Bajo el magnolio", vuole dare la sua versione. In tutto ciò che Laura aveva precedentemente raccontato nel romanzo della sua vita, egli aveva gradito che venisse coinvolta anche la propria esistenza, ritenendo conveniente, da uomo pratico quale egli si riteneva, che la nuova narrazione dovesse tener conto di un dopnin nllntn cii vista: "a lo meJor hablando se me aclaran las ideas". In questo modo la realtà si snocciola davanti ai nostri occhi nel lento fluire dei ricordi e delle riflessioni all'ombra profumata della magnolia, animatrice di confidenze. Ne risulta una vita che fu, che sarebbe stata o che sarebbe potuta essere in un rincorrersi di dire e di non dire, ma stigmatizzata da un'unica certezza: ciò che non fu. E alla luce di ciò balza nitida l 'intenzione dell'uomo di fondersi in intimo abbraccio vitale con la donna. La morte segnerà l'eterno ricongiungimento. E ciò non avverrà in una vita ultratelTena, ma in un luogo di confine, saldamente ancorato al suolo da profonde radici e risolutamente proteso verso 1'alto, verso il cielo, verso la libertà.

Marina Mayoral è tutt' altro che nuova a riflessioni sulla vita. L'esistenza è da lei intesa come conflitto tra il senso del dovere e le pulsioni profonde. Ed è tutt' altro che estranea a nutrirsi di stimoli e di linfa autobiografica, come è normale che sia e come accade in questo romanzo, benché quel nutrimento venga profondamente elaborato intellettualmente.

Nel 1994 la scrittrice diede alle stampe Recondita armonía di cui dovrebbe apparire a marzo la traduzione italiana per i tipi dell' Angelica Editore: un romanzo nel quale, con afflato che ricorda vagamente gli spazi iperbolici del narrare garcimarquesiano, la vita delle due protagoniste, con tutta la loro problematicità, si dipana per più decadi integrandosi con il divenire politico-sociale della storia spagnola del XX secolo. La produzione narrati va dell' autrice spazia comunque ben oltre. Marina Mayoral ha prodotto incessantemente romanzi e libri di racconti dal 1979 ad oggi. Per una rassegna sommaria, ai titoli già menzionati vanno quantomeno aggiunti "Candida, otra vez " (1979), "La única libertad" (1982), "Contra muerte y amor" (1985)," El reloj de la torre (1988), Un arbol, un adios (1988), Morir en sus brazos (1989), Dar la vida y el alma (] 996), Recuerda, cuerpo (1998), La sombra del ángel" (2000)," Querida amiga" (2001). In Spagna i premi letterari sono quanto altrove ambiti dagli autori, ma sono, più che altrove, forse, per i lettori e per il mercato del libro, imprescindibili metri della qualità degli autori e della bontà dei testi. La narratrice galiziana, che però vive a Madrid dagli anni Settanta, ne ha ricevuti parecchi a partire da subito dopo l'esordio.Personalmente ho notizia, purtroppo incompleta, dei seguenti riconoscimenti della critica: Premio Novelas y Cuentos, nel 1980, per "Al otro lado"; Premio Gabriel Sijé, nel 1981, per "PIantar un árbol"; Premio Hucha de Oro, nel 1982, per "Ensayo de comedia"; Premio Losada Dieguez, nel 1989, per "Chamabase Luis". I romanzi di Mayoral sono tradotti in tedeseo, polacco,pertoghese ed ora in italiano. Va detto infine che alla ricca esperienza creati va, la scrittrice somma quella di docente di Letteratura spagnola presso l'Università Complutense di Madrid, e in questo terreno i suoi ambiti di ricerca si concentrano sugli autori dei secoli XIX e XX, in perfetta sintonia con il travaglio psicologico ed/o esistenziale delle sue affascinanti creature. Analoga sensibilità e simpatia la brava scrittrice ha mostrato nelle sue collaborazioni per il supplemento "EI Semanal" e per il quotidiano "La Voz de Galicia", voce di una terra meravigliosa nella quale Marina continua tutt' ora a rifugiare l'anima e i sogni della sua esistenza.

Francesca De Cesare


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